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Lettera del direttore alle famiglie – Ottobre 2025

Carissimi Genitori,

un caro saluto a tutti voi. L’anno scolastico ha avuto inizio con le molteplici attività formative e le riunioni collegiali. Nel mese di Novembre ci sarà il primo sommario resoconto dell’andamento scolastico. Approfitto delle lettere per offrirvi alcuni spunti di riflessione sull’educazione a partire dalla mia visuale che mi porta a stare quotidianamente tra i giovani e ad ascoltarli.

L’immagine più diffusa sui giovani è quella di una generazione spensierata, un po’ indifferente e un po’ irresponsabile e che è capace di godersi la vita. Ma chi ascolta i giovani e non si accontenta di guardarli dall’esterno si rende conto che in loro vi sono esperienze di dolore difficili da capire e da raccontare. Quando la cronaca riporta notizie di gesti estremi o di comportamenti distruttivi e autodistruttivi spesso ci si sorprende; sembra difficile immaginare che quel ragazzo o quella ragazza con cui fino a ieri abbiamo parlato e magari condiviso impegni, avessero dentro di sé uno stato d’animo disperato e un proposito di morte. Com’è possibile che nessuno si sia accorto di niente? O le nostre relazioni sono troppo distratte o chi vive queste situazioni è abile nel mascherare ciò che porta dentro di sé. È difficile per i ragazzi stessi trovare parole per raccontare una sofferenza senza nome, talvolta senza una causa apparente.

È un dolore tutto intimo, profondo, che riguarda il senso stesso della vita e le espressioni concrete di esso; è un’inquietudine indefinita, come nel caso di questa ragazza: «In questo periodo ho la testa colma di pensieri che mi logorano il cervello come se ci fosse una persona lì dentro che martella tutto il giorno per provare a creare una casa perfetta, e ogni tanto cadono dei pezzi. Allora lì ad aggiustare e ad aggiustare… è un ciclo continuo e infinito e i pensieri si alternano continuamente senza darmi tregua». Vi è un pudore nel manifestare ciò che abita la profondità del cuore che rende riservati e discreti; che talvolta rende persino spavaldi, nel mascherare stati d’animo di fronte ai quali ci si sente impotenti e di cui talvolta ci si vergogna. Qualcuno potrebbe obiettare: «Ma se ai giovani oggi non manca niente! Hanno il necessario e quasi sempre anche il superfluo! Che cosa vogliono di più?».

Ciò che li fa soffrire è la mancanza di qualcosa che non si compra al mercato né si trova in discoteca; è affetto, è senso, è stima, è considerazione, è serenità…, beni che sbocciano solo in relazioni autentiche e che hanno radice nella propria interiorità. Mai come in questo caso si tocca con mano la verità della parola del Vangelo: «Non di solo pane…». Il dolore nasce dalla mancanza di ciò che si ritiene necessario per vivere; il desiderio insoddisfatto lascia il posto alla paura, all’ansia, al senso di inadeguatezza. Un giovane mi diceva: «Sono stanco di sentirmi vuoto e ho paura per me e per il mio futuro». Il futuro è un pensiero che assilla chi sta cercando di definire la propria identità e il proprio progetto di vita. La testimonianza di questo giovane è molto significativa al riguardo: «Costantemente penso cosa farò da grande, e a volte desidero di rimanere sempre bambino e di non crescere più. Non so se la vita che farò da grande mi piacerà».

L’ansia, la paura spesso stanno insieme a un senso di solitudine che non sempre è mancanza di amici o di relazioni significative, come nel caso di questo adolescente: «Sono circondato da molte persone eppure mi sento solo, sono amato dalla mia famiglia, eppure sento che non c’è più una famiglia». La paura della solitudine è al primo posto tra le paure dei giovani. L’altra sera ho fatto un sondaggio con una quarantina di giovani universitari tra quali molti exallievi e ho chiesto loro quale fosse la loro paura più grande. Al primo posto: la paura di rimanere soli!

Ma dichiarare la propria solitudine è anche un modo implicito per dire il proprio desiderio di avere accanto un adulto credibile cui poter dire il proprio stato d’animo e cui affidarsi come a un punto di riferimento per orientarsi; un adulto che si fermi e chieda: «Perché stai così?». Non avere amici o non sentirsi capiti dai propri amici contribuisce al senso di solitudine e di inadeguatezza che molti ragazzi e ragazze sperimentano. Vi sono molti casi in cui queste situazioni vengono a poco a poco superate con la crescita, e tuttavia non senza lasciare segni nella storia personale di questi giovani. Vi sono non pochi casi in cui dal proprio dolore non si vede via di uscita. Si spiegano così i gesti di autolesionismo, o i disturbi alimentari o il ricorso alla droga, o addirittura il suicidio.

Ho lasciato spazio alle parole di adolescenti e giovani, perché devono essere loro e non le nostre interpretazioni di adulti a raccontarci come vivono i loro disagi e quella sofferenza esistenziale che li prepara ad affrontare la vita non in maniera superficiale, ma consapevole e pensosa. Immagino che qualche adulto a questo punto si domanderà: «Che fare?». Un primo suggerimento viene da questo ragazzo che scrive: «Non giudicateci, ascoltateci. Non è colpa nostra, è il mondo che ci hanno lasciato le generazioni passate». Parole che costituiscono anche un atto di accusa a chi li ha preceduti e davanti alle quali i giovani si sentono in credito: di senso, di valori, di attenzioni. L’essere giudicati dagli adulti e il non essere capiti da loro sono tra i motivi di maggiore sofferenza. I giovani chiedono innanzitutto ascolto, comprensione, supporto per affrontare la vita sentendo di non essere soli ma di avere accanto persone non giudicanti bensì alleate nella ricerca di un bene che è oltre tutti.

APPUNTAMENTI

PER TUTTIMartedì 11 novembre ore 18. Primo incontro delle TAVOLE EDUCATIVE sul tema: “Quale modello affettivo trasmettiamo ai nostri figli?”. Vi manderò poi il form per l’iscrizione
Domenica 30 novembre ore 9,30. Ritiro spirituale d’Avvento dei genitori

SOLO PER LA SCUOLA SUPERIOREVenerdì 7 novembre ore 18. Santa Messa in suffragio dei defunti e castagnata.
Per la scuola Media la Santa messa per i defunti sarà solo per gli allievi il giorno 31 ottobre in orario scolastico.

Vi saluto cordialmente

Torino, 20 ottobre 2025

Don Enrico